Lo avete già saputo? La notizia è di questi giorni: l’UNESCO ha dichiarato l’Arte dei muretti a secco, Patrimonio dell’Umanità. No non è uno scherzo è la pura realtà.

È successo esattamente lo scorso 28 novembre ed è stata proprio l’UNESCO a darne l’annuncio attraverso un post su Twitter. In particolare il tweet contiene una bella descrizione di quest’antica tecnica di costruzione e un esplicito riconoscimento rivolto ad 8 paesi europei, tra cui ovviamente l’Italia.

Dico “ovviamente” perché sfido chiunque di voi a non aver mai visto un muretto a secco in qualunque regione italiana viviate. Io che sono pugliese in vita mia ho visto più strade con i muretti a secco che senza. L’entroterra salentino è un labirinto di muretti a secco centenari che circondano uliveti, vitigni, campi coltivati e proprietà private.

Inoltre la stessa tecnica è stata usata per costruire i trulli di Alberobello.

Ma capiamo meglio perché questa tecnica di costruzione così antica e così povera di materiali si è guadagnata una simile lode.

 


 

Dry stone wallingCos’hanno di così speciale questi muretti a secco?

Vi dico la verità, la notizia mi ha rallegrato molto. È un riconoscimento meritato perché non sono dei semplici muretti. Si tratta di una pratica rurale antichissima, di una vera e propria arte legata alla tradizione contadina e alla cultura del territorio. Pietra su pietra, nient’altro. Niente malta, niente calcestruzzo. Solo pietra locale e maestria nella ricerca del giusto equilibrio.

 

Insomma sono sistemi talmente pratici ed economici che vengono tuttora costruiti in Grecia, anch’essa presente tra gli 8 paesi nominati dall’UNESCO.

Muretti a secco patrimonio immateriale dell'Umanità

L’arte del Dry stone walling (come viene chiamata in inglese) è uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente in quasi tutte le regioni italiane. L’UNESCO in particolare ha affermato che “le strutture a secco sono sempre fatte in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”. Inoltre, i muretti a secco “svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle frane, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni micro-climatiche per l’agricoltura”.

 

In Italia la pratica sta scomparendo soprattutto a causa della mancanza di manodopera specializzata. Una tutela specifica verso questo patrimonio ambientale sembra a mio parere doverosa, sia nei confronti del paesaggio che della storia del nostro bel Paese.

 


 

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